Ascolto comparato 2° tempo

In questa pagina è possibile comparare le due versioni, osservando allo stesso tempo lo spartito della parte del violoncello

Loader Loading…
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Analisi delle due interpretazioni

Nella Walewska, dimesso e triste l’attacco (battuta 8); accorato e sognante il prosieguo (battute 16 – 24), intensa la rievocazione (battute 25 – 27), drammatico l’acme di battuta 28, struggenti gli archetipi di dolcezza seguenti, fino a battuta 35.

In Rostropovič tutto è più distaccato (battuta 8 e seguenti) anche se c’è come un grande rispetto per l’evento narrato (battute 16 -24), che gli impedisce di partecipare in prima persona alla profonda emozione di battuta 28, e lo costringe ad un innaturale rallentamento degli archetipi delle battute 29 -33.

La ripresa, dalla battuta 42 alla 57, vede un Rostropovič guardingo e dalle emozioni controllate, che neppure negli archetipi di dolcezza (eccessivamente strascicati, come “snervati”), delle battute 61 – 64, riesce ad comunicarci qualcosa di quel “molto appassionato” scritto di pugno da Dvoràk su tali battute.

Ben diversa, la Walewska che, pur senza esagerare, non si lascia scappare le indicazioni dell’Autore.

Nulla da dire sulle due perfette esecuzioni delle “variazioni-commento” delle battute 69 – 75, e così pure sulla ripresa della battuta 76, più dolce in Rostropovič, più vibrante e scandita in Walewska;

e quando si giunge per la terza e ultima volta, agli archetipi di dolcezza triste sfumanti in soliloquio (battute 87 – 95) stavolta persino Rostropovič li esegue con qualche passione, che diventa sussiego nel soliloquio, quasi a ritrarsi nella mente. Invece, naturalmente, la Walewska lascia cantare i precordi, e il tema assume un carattere drammatico e di ultima attesa.

Ma in battuta 107 la cadenza: nobile, solare, esteriorizzata nell’interpretazione di Rostropovič; accorata, autocommiserativa, interiorizzata quella di Walewska; e successivamente, fino alla battuta 129, Rostropovič si fa meditativo; Walewska invece diviene propositiva;

il successivo dialogo con l’orchestra (battute 129 – 134) vede una serenità quasi equivalente, più estenuata ma più concreta in Rostropovič che non condivide il carattere di “sogno” dato da Walewska alle battute 135 – 144.

Come pure, dopo la breve cadenza delle battute 146-148, avviandoci verso la fine, mentre in Walewska si avverte chiaramente il senso di liberazione e il presagio di commiato, in Rostropovič è tutto rallentato e compitato, quasi cristallizzato, come se si andasse serenamente verso il “nulla”.