Il commiato di Anton Dvoràk

Autore: Fabio Uccelli

Casa Editrice Musicale G. Ceccherini & C. – Firenze

Presentazione

Il Concerto per Violoncello e Orchestra in Si minore Op.104, o, come l’autore lo denomina, il “Commiato di Dvoràk“, scritto dal Compositore esattamente cento anni or sono, è sicuramente pietra miliare nell’epopea delle Scuole Nazionali, segna la loro fine, e può essere preso come riferimento conclusivo di un’epoca.

Ma l’analisi presentata in questo libro, condotta con una metodica originale, può offrire spunti di riflessione per gli Interpreti, per i Cultori, per i Musicologi, e con essa, comunque, dovranno in futuro confrontarsi gli esegeti di tale opera.

Anton Dvorak

Anton Dvoràk (1841 – 1904)

Sinossi

Il libro si divide in quattro parti:

– la prima parte è dedicata alle motivazioni e alla interpretazione del Concerto;
– la seconda parte è dedicata al confronto tra due diversi modi di interpretarlo;
– l’Appendice 1 presenta un nuovo approccio per la comprensione del messaggio musicale tramite il linguaggio degli archetipi;
– l’Appendice 2 contiene una cronologia storica della musica con le più interessanti concezioni musicologiche viste alla luce della teoria archetipica.

La tesi

Viene per la prima volta ipotizzato che il Concerto (ultima grande composizione – forse, il capolavoro – di Dvoràk) sia una opera essenzialmente autobiografica, in cui vengono sintetizzate le più riposte sensazioni e le più profonde emozioni da lui vissute. Viene ipotizzato che tale Concerto, specie nel terzo tempo, prefiguri e simboleggi il distacco finale dell’autore dalla vita artistica. Tutto ciò è comprovato dal fatto che tale opera risente in maniera determinante dei rapporti dell’autore con la cognata Josefina, sua unica e amata ispiratrice: il Concerto è stato inziato pochi mesi prima della morte di lei, contiene continui riferimenti al loro rapporto, e termina con sessanta misteriose battute aggiunte da Dvoràk dopo la morte di lei.

La analisi ed interpretazione del Concerto viene eseguita alla luce della teoria degli archetipi musicali (Appendice 1): essi permettono di riconoscere passo passo l’evolversi degli stati d’animo espressi nel Concerto. La contemporanea analisi storico-psicologica permette di avvalorare le varie ipotesi esplicative. Mediante la teoria archetipica vengono anche spiegate compiutamente le sessanta misteriose battute del finale.

La parte dedicata al confronto tra due diverse interpretazioni analizza l’interpretazione di Mstislav Leopol’dovič Rostropovič e quella di Christine Walevska.

Rostropovitč viene scelto perché propone una interpretazione personale, espressione del proprio mondo e delle proprie vicende. La Walewska fornisce invece una versione spersonalizzata, volta tutta ad esprimere con estrema attenzione e rispetto i valori ed i significati da lei captati nel Concerto, e riproposti nella sua interpretazione con una straordinaria aderenza ai significati mostrati dalla analisi archetipica.

La prima e la seconda parte sono correlate col numero della battuta cui si riferiscono nel Concerto, e sono pronte per essere trasposte su dischetto multimediale che riporti il testo scritto (e/o la partitura orchestrale) mentre, contemporaneamente alla lettura sul display elettronico, si ode la parte musicale cui si riferisce; nella seconda parte, sarà possibile alternare l’audizione delle due diverse interpretazioni.

Le Appendici 1 e 2, e le note nel testo, contengono un originale tentativo di equiparare la Musica alle altre Arti, svelandone il linguaggio comune. L’ipotesi archetipica viene approfondita e analizzata, nel libro “La musica all’origine della conoscenza umana”, con le più aggiornate metodologie tratte dalla neurobiologia, dalla fisica quantistica, dalla teoria della comunicazione.